L’Italia s’è desta?

Venerdì 19 gennaio alle 18 un folto gruppo di persone si è radunata sotto i portici di Palazzo d’Accursio in Piazza “Grande” a Bologna. In mezzo alle bandiere dell’opposizione del Centro Destra, c’erano molti cittadini che contestavano la scelta imposta dei 30 km/h in molte parte della città e provincia anche nelle periferie.

Lunedì ore 14, sotto le torri di Kenzo Tange in Via Aldo Moro, sempre a Bologna, circa 400 persone, con 200 trattori a lato, manifestavano contro la politica della Regione d’incentivazione per il fermo dell’agricoltura nella Pianura Padana, fiore all’occhiello della coltivazione di frumento italiano.

Queste due direttive sono figlie della stessa madre: una politica europea sovranazionale che viene imposta senza alcuna validità scientifica che invece viene propagandata dalle amministrazioni nonostante le evidenze di studi del CNR o altri relativi alla salute.

Io stesso ho partecipato ad ambedue le manifestazioni ben capendo che qui si sta giocando una guerra epocale tra due visioni di vita e della società futura. Su questo tema ho voluto dare un contributo provocatorio martedì pomeriggio sollecitando i presenti a cercare di capire questo presupposto e quindi ad andare oltre con la visione di quanto sta accadendo.

Il messaggio che ho voluto mandare è che questi problemi non sono locali, italiani o europei, ma mondiali. Se capiamo questo si deve anche capire che si devono anche cambiare le strategie non solo di protesta, ma anche della proposta del dopo.

Ormai è chiaro che una minoranza oligarchica sta cercando (e riuscendo) di prendere le redini di tutto il pianeta per garantirsi i privilegi in eterno a discapito della popolazione mondiale. I vari Soros, Zuckerberg, Gates, Rothschild e altri, fanno a gara per accaparrarsi gigantesche fette di terra per coltivazioni o allevamenti biologici mentre convincono i governi a imporre OGN, farine d’insetti e carne sintetica. Queste palesi contraddizioni sono davanti agli occhi di tutti ma una minoranza della popolazione mondiale è completamente accecata dalla ideologia.

Ecco il vero problema, lo stesso che ha impedito per secoli evoluzioni culturali, di pensiero, di civiltà. In nome di religioni, fedi politiche, dogmi spacciati per scientifici, hanno manipolato e condizionato generazioni intere facendo loro accettare soprusi e violenze che hanno contribuito invece all’aumento smisurato di ricchezze e privilegi per caste sempre più voraci. I giannizzeri di queste organizzazioni ormai non provano più neanche a nascondersi tanto è il loro senso d’impunità e arroganza, ma questo è stato il loro grande errore che ciclicamente ricorre nei vari periodi della storia conosciuta.

Se si capiscono queste poche verità, ecco che la prospettiva cambia e quindi diventa più chiara la strategia d’azione.

Se tutte le categorie di lavoratori, le fasce della popolazione mondiale non cercheranno più leader ma organizzatori e statisti. Se la gente cercherà di essere più partecipe, consapevole nella delega della gestione della società ma con il controllo di chi è delegato a eseguire un progetto, che sia politico, sociale o economico, ecco che allora cominceremo veramente a tendere a una democrazia.

L’ignavia e l’ignoranza sono state le cause di quello che stiamo vivendo, ma non di chi le sta imponendo, ma di noi che le stiamo subendo. Non ci siamo posti domande, dubbi e tanto meno abbiamo cercato di sapere e capire cosa stava accadendo intorno a noi, ai nostri figli e alla nostra salute. I veri colpevoli siamo noi, che non siamo riusciti a collegare dei punti numerati che chiarivano il disegno che si stava attuando. Abbiamo volutamente creduto a fregnacce che non stavano né in cielo né in terra pur di godere la favola consumistica che credevamo non avesse un prezzo accontentandoci degli stadi alla domenica, dell’auto nuova quando riuscivamo ad acquistarla, dei McDonald’s e di qualche piccolo spezzone di vita chiamata vacanza.

Bene, ora è arrivato il momento di capire, pensare e poi agire, una prassi nuova per molti di noi ma indispensabile per poter avere non un futuro migliore, ma un futuro.

Buon lavoro Mondo, non buona fortuna, perché di quella si è già troppo augurato e abusato.

Massimo Gardelli

 

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