Effetto Di Maio

Massimo GardelliCostituzionepolitica italiana

C’è un virus che imperversa nella politica italiana. No, non è il Covid o altra terribile malattia. E’ un virus che attacca inesorabilmente chi raggiunge il potere, la stanza dei bottoni.

E’ una forma di dislessia che ti fa rinnegare le promesse (“mai con quelli di Bibbiano”, Di Maio 18 luglio 2018), ti occlude la mente e ti fa dire delle boiate pazzesche (Bibbiano è solo un raffreddore-5 novembre 2019, Giuliano Limonta Presidente della commissione regionale sui minori voluta dal governatore Bonaccini) pur di negare l’evidenza e sostenere l’insostenibile.

E’ un virus che è latente, subdolo, che rimane in incubazione e non è prevedibile, non si palesa timidamente con dei sintomi ma esplode all’improvviso in modo devastante e a quel punto non ci puoi fare più niente perché è troppo tardi.

Le tue capacità cognitive cambiano, s’invertono e da giustizialista diventi garantista, da inflessibile a possibilista, da democratico e difensore della Costituzione (la più bella del Mondo, Benigni 2012) a sostenitore di concetti che se non fossero stati espressi dall’intellighenzia radical sarebbero state bollate inequivocabilmente fasciste: le minoranze… pardon, la minoranza degli italiani deve piegarsi ai diktat della maggioranza.

Il titolo non rende giustizia al povero Di Maio, è vero che sembrerebbe un capro espiatorio mediatico! L’ho usato come provocazione emblematica di un malessere etico che incombe da decenni sulla nostra politica ma che ha raggiunto ora un apice che fino a due anni fa si sarebbe ritenuto impensabile, impossibile.

I cavalieri bianchi e immacolati, capitanati dal buon Toninelli (9 luglio 2020), tuonavano contro i Benetton per la strage del ponte Morandi chiamando, giustamente, in causa il Draghi che fece da intermediario alla svendita delle Autostrade voluta da Prodi (1998) e Berlusconi (2003) che poi risultò un regalo grazie a un giroconto fiscale. In tono più mellifluo, ma comunque puntuale, si scagliarono contro il predecessore piddino Del Rio che praticamente non gestì durante il suo mandato la manutenzione e i contratti di gestione ai privati delle autostrade Italiane.

Ora con quelli che erano i peggior nemici, additati come il demonio, sono alleati, complici di una disfatta della politica che non ha eguali nella storia della nostra Repubblica. Testimonianza di ciò è il più grande astensionismo elettorale nella recente elezione amministrativa che è stata salutata come una vittoria dall’eterno partito che riesce sempre a governare anche quando non è eletto.

Anche questa esternazione di gioia dimostra la pochezza della consapevolezza politica e del cinismo di una classe dirigente che anziché cogliere il dissenso della maggioranza degli elettori, enfatizza la propria vittoria sulle macerie (di cui sono co-artefici) del Paese che dovrebbe tutelare, gestire.

Una buona vittoria è quando conquisti intatto un Paese e le sue risorse; se invece lo distruggi, hai perso vite umane per conquistare dei ruderi che poi devi ricostruire usando risorse che sarebbero servite per il tuo Paese.

Forse è troppo sperare che questi signori abbiano studiato la storia romana o addirittura Sun Tzu, fatto sta che stanno ballando inconsapevoli e felici sulle loro poltrone.

 Massimo Gardelli – Sistema Paese Economia Reale & Società CivileFacebookTwitterWhatsAppEmailPrintCondividi

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