CARO PRESIDENTE

Ho voluto ascoltare integralmente il suo discorso al meeting CL sull’Amicizia fra i Popoli del 25 agosto scorso a Rimini.

Encomiabile il discorso, il presupposto sociale del meeting, le implicazioni socio-filosofiche e politiche che ne conseguono.

Lei è ricorso varie volte sui temi a noi molto cari, sul rispetto della dignità e dei diritti umani sanciti soprattutto dagli articoli 1 e 2 della Costituzione italiana da lei stesso menzionati.

Si è soffermato lungamente sul concetto dell’amicizia tra persone e popoli, sulla diversità che deve essere considerato un contributo migliorativo della società.

Altro tema da lei sottolineato è l’aiuto ai popoli che rispondono a flussi migratori ricorrenti nella storia che hanno contribuito all’evoluzione della nostra civiltà.

Questi i temi principali di questo discorso ricco di contenuti fondamentali oltre all’inevitabile commento sull’ attuale guerra e “l’invasione della Federazione Russa dell’Ucraina”.

Come quest’ultimo, i temi sviscerati hanno un chiaro messaggio politico ma soprattutto sociale che espresso a delle menti giovani, che lei, Presidente, ritiene più che preparate per discernerne i contenuti e districarsi nel caos d’ informazioni tutt’altro che attendibili e complete.

Sappiamo che il compito di un Presidente di uno “Stato democratico” è dare direttive generali per il Parlamento che deve erogare leggi la cui costituzionalità è verificata dalla Corte Costituzionale di cui lei è il Garante.

Nondimeno, il Presidente deve essere attento anche alle incongruenze e incoerenze delle azioni del Governo nell’ambito della legislazione in campo nazionale e internazionale.

Durante la Pandemia l’utilizzo dei DPCM conseguenti a una dichiarazione di emergenza, ammessa come atto amministrativo circoscritto a calamità naturali o provocate dall’uomo, nell’annoso dibattito sui limiti di questo intervento legislativo, anche a livello Costituzionale, il suo silenzio assoluto.

Il silenzio permane sugli antefatti che hanno provocato l’invasione dell’Ucraina, largamente comunicati anche dai nostri giornali e canali televisivi main stream fino al 2019, ma non solo, lei stesso, Sig. Mattarella, nel 2017 esortava le parti in causa a rispettare il Trattato di Minsk violato poi ripetutamente unilateralmente dall’Ucraina. Sosteneva anche la forte amicizia che legava l’Italia alla Russia che ci fu dimostrata anche durante la pandemia. Allora perché abbiamo rifiutato l’occasione di essere mediatori di pace (Draghi) su invito dello stesso Putin? Perché, in qualità di “amici” della Russia, non abbiamo contribuito a fare accettare all’ ONU i reiterati inviti da parte di Putin a sedersi al tavolo (8 volte nei due anni precedenti la guerra) per discutere della crisi ucraina e delle stragi di civili nel Donbass?

Ma andiamo al messaggio sul rispetto dei profughi, l’agevolazione alla migrazione e all’aiuto che dobbiamo dare a queste popolazioni. Ma veramente, Sig. Presidente, lei pensa che la soluzione, in nome di un concetto buonista e demagogico dell’amicizia e rispetto dei popoli, possa essere l’agevolazione di uno svuotamento di forza lavoro necessaria allo sviluppo di un Continente?

Sicuramente sarà d’accordo anche lei che il rispetto delle civiltà, delle etnie diverse, dei colori diversi, non sia aiutarli a scappare di casa e neanche di privarli delle loro risorse ma nell’aiutarli a sfruttarle per la loro crescita.

Nessuna menzione invece sul rispetto VERO per le popolazioni che nasce innanzi tutto dalla difesa della loro terra e della LORO sovranità.

La vera amicizia è l’interscambio culturale e commerciali tra nazioni in pace; allora smettiamola d’ infarcire le giovani menti (e non solo) di verità ipocrite che sopra siedono il fatto che il nostro Paese viola quotidianamente l’articolo 11 della tanto decantata Costituzione fornendo armi a Paesi NON alleati o NATO (già sarebbe lo stesso una porcheria) come l’Ucraina o l’Arabia Saudita il cui Principe ereditario, Mohammed bin Salman è il principale responsabile della guerra in Yemen e stragi di civili fuggitivi da quel Paese verso i suoi confini.

Il vero messaggio di rispetto e amicizia sarebbe stato anche menzionare la situazione geopolitica in cui noi, oggi, siamo protagonisti di una situazione a dir poco imbarazzante, come la Primavera Araba ad esempio, dove abbiamo contribuito a uccidere il nostro amico Gheddafi, poco dopo una stretta di mano e un patto di reciproca collaborazione e amicizia, seguendo l’inaspettata decisione di attaccare la Libia da parte del Presidente francese Sarkozy, ora sotto processo per avere avuto finanziamenti occulti da Gheddafi.

Solo questi due fatti menzionati, sono causa dell’oltre 50% dei problemi migratori.

E’ ovvio che in un convegno ciellino dove l’oratore è un Presidente della Repubblica e non un giornalista, non possiamo pretendere che si possa esporre in dichiarazioni di questo genere.

E’ ormai chiaro anche che lei e le nostre cariche apicali dello Stato italiano avete il cappio al collo e non avete alcuna possibilità decisionale, ma un capo dello Stato in un discorso ai giovani, nonostante gli obblighi, le costrizioni, i ricatti politici e altro a cui può essere sottoposto, con i giovani ha il dovere morale di comportarsi come “un buon padre di famiglia”, enunciato tante volte nella da lei decantata Costituzione italiana.

Un buon padre di famiglia ha il DOVERE etico e morale di dare gli strumenti migliori al figlio, non imbottirlo di demagogia buonista e, mi si passi il termine, ipocrita. E qual’ é lo strumento migliore che puoi dare a un ragazzo? la CAPACITA’ CRITICA, ovvero la curiosità di sapere, d’ indagare, di conoscere la verità; tutte cose che ormai non vengono più stimolate né dalle famiglie, né dalle scuole d’obbligo, luoghi dove s’insegna per lo più a tirare a campare.

In questo preciso momento storico, il nostro presidente aveva la possibilità di un riscatto cogliendo le sue stesse parole che enfatizzano la differenza individuale degli esseri umani in un mondo che tende all’appiattimento da lui stesso condannato pur essendo un esponente di spicco del partito politico che utilizza 1=1 come bandiera.

No caro presidente, mi dispiace ma non ci sto ad assecondare la sua bella enfasi curiale che può affascinare quei bravi ragazzi così ancora ingenui e manipolabili.

Da lei mi aspetto molto, ma molto di più. Mi aspetto uno “scatto d’orgoglio”, invito che scaturì da un suo predecessore per farsi aiutare dagl’ imprenditori nell’ennesimo enpasse delle nostre Istituzioni pubbliche in affanno, ma che in questo contesto è ben di più: un atto di coraggio che le si chiede per toglierci da questa melma di vili compromessi e colpe nascoste.

La capisco Signor presidente, come capisco il Presidente del Consiglio che in pochi mesi è riuscito a rimangiarsi tutte le promesse e le volontà d’ intenti scritte nel suo cartello elettorale. Immagino anche a quale stress siate sottoposti per ingoiare bocconi che pochi riuscirebbero a ingoiare, ma in quella veste istituzionale così importante per tutti noi, non solo per i giovani, c’è lei; il popolo, al massimo, può solo appoggiarla per un auspicato cambio di marcia.

Tanti auguri Signor Presidente.

Massimo Gardelli

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