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KRAMER CONTRO KRAMER

29 Aprile 2022 Massimo Gardelli No Comments SOCIETA'

Einaudi Blog

Il blog della Fondazione Luigi Einaudi

Ci si va convincendo che il reale problema che abbiamo, come Umanità, come Europei, come Italiani, è la parola.

Per due motivi: il primo è che si è perduta l’ampiezza del vocabolario e la conoscenza del reale significato delle parole, deformato, contorto, interpretato, abusato, stiracchiato. Uno che parla è sicuro di quello che vuol dire, ma non c’è certezza di cosa e quanto l’interlocutore capisca.

Il secondo è che si è abituati a classificare l’interlocutore nella modalità On/OFF, Bianco o Nero, con me o contro di me. La condivisione, o meno, della opinione o pensiero dell’interlocutore fa di quella persona, in automatico, un amico o un nemico: qualunque siano le sue argomentazioni.

Tutto questo si traduce in disprezzo delle identità, in costrizione delle libertà, in mortificazione delle dignità, esercitati proprio da chi, a parole, strenuamente ma ipocritamente, sostiene questi valori.

Vi pare poco?

Non è a dire che questa fenomenologia umana non fosse presente nel passato, di qualunque era; c’era, eccome!

Ma nei tempi odierni di evanescenza dei confini, altrimenti detta di globalizzazione, per merci, capitali e uomini; di scienza della comunicazione, sempre più sofisticata nell’assolvimento del proprio ruolo di convincimento e plagio, fino a creare vere e proprie irreali e virtuali costruzioni; di sbrigativa interazione che elude ogni approfondimento e promuove la superficiale “sloganizzazione” della cultura; rendono il fenomeno addirittura dominante facendo emergere prepotente il lato negativo dell’uomo.

È del tutto evidente come agevolmente si diffonda il “dialogo da bar”, senza costrutto né obiettivo, pari all’inconsistente moto browniano.

Bianco o Nero? Si dimentica che la vita umana è fatta da “50 sfumature di grigio”.

Ciò accade, ad esempio, per quanto riguarda la Guerra che attanaglia, oggi, addirittura il mondo intero: quella Russo/Ucraina.

Pro-Russia o pro-Ucraina è la scelta. E se per caso la tua posizione è in una area di analisi “grigia”, allora i rischi, di essere tacciato come persona equivoca, inaffidabile, ambigua e sospetta, sono molto alti.

Non ci si ferma, nemmeno per un istante, a considerare che le guerre, tutte le guerre, non le fanno le genti: queste sono quelle che le subiscono e ne pagano, in toto, le conseguenze.

Non ci si ferma, nemmeno per un istante a considerare che le guerre, tutte le guerre, vanno condannate perché le vogliono i potenti per perseguire i loro inconfessabili obiettivi, le protraggono fin quando vogliono loro e siglano accordi di pace quando decidono loro.

Le combattono, invece, le genti con il sangue, le fatiche, la distruzione, le devastazioni, l’odio dilagante, lo scempio del sociale e della economia.

La storia è raccontata attraverso le guerre che vogliono i potenti: è il loro gioco del Monopoli. Loro si divertono così, dimentichi delle genti, plagiando le loro menti, usandole come pedoni la cui esistenza è irrilevante, e, infine, premiandole con futili lodi all’eroismo e con medaglie al valore.

E, quelle stesse genti, dopo aver messo in gioco la propria vita, i propri beni, la propria casa, subito emigrazione ed essersi indebitate, debbono anche ricostruire.

È innegabile che questa guerra maledetta, stranamente la più documentata a dimostrazione di grandi interessi in gioco, è combattuta fuori dall’Ucraina.

Da un lato Biden, con il suo incedere incerto, sempre in procinto di salire su di un elicottero o su di un aereo; Johnson, con il suo incedere curvo e scapigliato, sempre ripreso, frettoloso, mentre attraversa Downing street con la borsa sotto il braccio; Draghi, compassato e plumbeo, sempre alla scrivania o al tavolo delle conferenze, da impiegato modello; Zelenskyj, sempre in tenuta semplicemente militare, mentre impersona la parte di eroico condottiero resistente; dall’altro Putin, sempre in perfetta tenuta aplomb, parsimonioso e composto nel parlare, impegnato nella parte di statista. Quest’ultimo sembra solitario ma, sullo sfondo, si nota Xi Jinping, nella parte di osservatore attento e riflessivo, a guisa di felino appostato, che ha già ammonito due volte l’Occidente; come due volte sono state gli ammonimenti russi all’Italia che appare, stranamente, in “prima linea” nel conflitto, pur disastrata nella economia reale.

Questa guerra è tanto importante che anche le Chiese si sono schierate: quella cattolica romana di Francesco; quella ortodossa russa di Kirill.

Il processo dell’escalation si è ripetuto immutabile attraverso la comunicazione: differenziazione, discriminazione, colpevolizzazione, criminalizzazione.

Un processo ben sperimentato, tanto che due popoli quasi apparentati, ora si odiano. Un processo comunicativo mondiale: tutti sono chiamati a concorrere; in un mondo pieno di conflitt eternamente irrisolti, svetta la guerra ucraina.

Ma che c’entrano le genti, in queste assurde diatribe di guerra?

Il sangue versato è loro, le case sventate sono loro, i supplizi sofferti sono loro, i danni subiti sono loro; i profughi sono loro, loro sono le fatiche per la ricostruzione.

Ci si combatte in nome di ideali costruiti ad arte mentre i reali motivi dei conflitti sono altri, economici e di potere.

I veri giocatori della partita, quelli che distruggono le identità delle genti, quelli che annichiliscono i diritti delle libertà naturali, quelli che sviliscono le dignità dei popoli, sono altrove, al sicuro.

Il nostro è un mondo di guerre, un mondo la cui storia si narra proprio attraverso le guerre; mentre, intorno a quei veri giocatori che pescano nel torbido dell’animo umano, si affolla uno stuolo di giannizzeri vocianti che, cinici e arroganti, favoriscono le strategie degli interessi.

A mala pena le umili genti si sono liberate del medioevale “ius primae noctis”, per ricadere nelle reti di degenerazioni più sofisticate.

In una società sempre più globalizzata, anche i conflitti diventano globali.

Non è forse il caso che le genti comincino a gridare “Basta!” a questi potenti? Non è forse il caso di abbattere il muro fra potenti e umili? Non è forse il caso di valorizzare le proprie identità, a fatica costruite nel tempo, affermando la inutilità delle guerre? Non è forse il caso di reclamare le proprie libertà naturali? Non è forse il tempo di acquisire consapevolezza dei plagi e delle fake news cui le genti sono soggette? Non è forse il caso di sedersi, invece di combattere, ad un tavolo conviviale ricacciando i prepotenti e potenti che, chiaramente complici nei loro giochi, tali sono perché ci sono le umili genti?

Queste, le umili genti, sono la reale Umanità: è tempo, tuttavia, che si svegli.

Antonio Vox

Antonio Vox

Laura in Fisica con pubblicazione della tesi, sperimentale

Dirigente apicale nel Gruppo IRI/Finsiel/Italsiel (Sistemi Informativi Elettronici)

Dirigente apicale nel Gruppo Finmeccanica/Alenia/Quadrics (Supercomputer), in Bristol (UK)

Costituzione di uffici territoriali internazionali per supercomputers nella Silicon Valley, Pechino, Singapore.

Membro di Consigli di Amministrazione, Comitati Tecnico-Scientifici, Task Force for large&complex projects

Presidente di aziende specializzate e monotematiche (formazione, organizzazione, sviluppo impresa)

Titolare di Master in HRM (Human Resources Management)

Alcune relazioni progettuali/commerciali (PAC, PAL, Banche, PMI, MIT, CalTech, Accademia delle Scienze di Pechino e Singapore, Nato, …).

Commissario del PLI – Partito Liberale Italiano – per la regione Puglia e Presidente del Consiglio Nazionale.

Presidente di “Sistema Paese – Economia Reale & Società Civile –

Vicesegretario della formazione politica “La Casa dei Liberali”.

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