La Emilia e Romagna Torturata

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Ebbene, si! E’ successo ancora una volta. Ormai è una telenovela a puntate.
Lì, in quella Regione, la ricca e avanzata Emilia & Romagna, fiore all’occhiello dell’Italia progredita, stanno ancora con i piedi nell’acqua fangosa che invade tutto, dalle campagne alle strade, dalle fabbriche alle case.
E stanno con le pale in mano. Tutta colpa, ovviamente, del cambiamento climatico!
Che sollievo approfittare gratis di un alibi così forte; che sollievo affibbiare la causa e le responsabilità a qualcuno che non può nemmeno rispondere e che è un “colpevole per natura”.
Ma la cosa comincia a complicarsi perché il fenomeno dell’alluvione sta diventando frequente, non è più occasionale; è seriale, dai danni prevedibili.
E, allora, di fronte alla disperazione di chi ha perduto tutto e alla umiliante frustrazione di dover ricominciare a ricostruire; di fronte ai gravi disagi di un popolo vittima di tante promesse e ripagato solo con sterili polemiche dallo scarsissimo valore sociopolitico; emerge la necessità di capire ruoli e responsabilità e conoscere cosa si sarebbe dovuto fare che non sia stato fatto e cosa ci sia da fare.
Ma si è stanchi del ritornello ipocrita: “perché non succeda mai più”.

Nell’ultima puntata della telenovela “alluvione”, il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, in conferenza stampa, con tono pacato e, come si dice, da “Ministro di tutti”, in puro stile governativo, ha mostrato come, nell’ultimo decennio (governi diversi e di differente colore politico), fossero stati erogati dallo Stato alla Regione Emilia & Romagna (E&R)
quasi € 600 mln; ha chiesto, quindi, con cortesia, a che punto fossero le iniziative finanziate.
Ha chiesto a che punto fossero le nuove progettualità regionali sul fronte idrogeologico senza le quali non è possibile provvedere ad una pianificazione finanziaria e ad una definizione delle priorità. Ha auspicato un efficace e tempestivo, scambio informativo, finora carente o quasi inesistente.
Ha denunciato, anche, la odierna indisponibilità di un aggiornato Piano Idrogeologico Nazionale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

La conferenza è apparsa alla Sinistra, che governa la Regione da immemore tempo, un irricevibile attacco “politico”, proprio in vista delle elezione regionali di novembre. Forse la Sinistra ha ragione; ma è anche vero che ai cittadini, tutti danneggiati, alluvionati e non, da questa disastrosa sequenza alluvionale, chi direttamente, chi indirettamente, poco importa del colore politico: hanno seri problemi vitali da affrontare e vogliono sapere perché e per come non si riesca a porre rimedio a questi continui e insopportabili disastri.
La Regione, invece di rispondere al Ministro, sull’argomento, dal punto di vista tecnico e gestionale, ha fatto scattare la polemica politica. Sono intervenuti, fra gli altri, Stefano Bonaccini (oggi, parlamentare EU), Irene Priolo (oggi, presidente della Regione in sostituzione di Bonaccini), la Elly Schlein (già tirata in ballo in un precedente disastro alluvionale da vice presidente della Regione con delega al “Patto per il Clima” il cui prodotto è stato il Piano pluriennale di prevenzione del dissesto idrogeologico che non ha avuto ulteriori sviluppi),
Michele De Pascale (Sindaco di Ravenna, candidato alla presidenza della Regione), e altri.

E’ intervenuta perfino, come il cavolo a merenda, la ONG Sea Watch (forse, perché la ex europarlamentare del Pd, Elena Ethel Schlein, figurava fra i suoi finanziatori) che dice: “Il Governo Meloni stanzia più di 600milioni di euro su centri detentivi per migranti in Albania, ma solo 20 (ndr: stanziamento fatto in urgenza dal Governo Meloni per le odierne emergenze) per le popolazioni colpite da alluvioni. Patriottismo e propaganda”.
Cosa c’entra l’alluvione con i migranti è un mistero che nemmeno loro sanno chiarire.
Ovviamente, anche i media, specie i talk show hanno partecipato alla bagarre.
Una contro offensiva basata sull’accerchiamento.

Addirittura, sembra che la Sinistra, secondo qualche giornale, abbia diffuso un pamphlet di istruzioni, di 39 paragrafi e 12 mila battute, su come rispondere per le rime ad eventuali attacchi. Obiettivo è allontanare qualsiasi dubbio su negligenze, ritardi, ignavia della amministrazione regionale.
In sostanza, la controffensiva si dimentica degli alluvionati e utilizza la distrazione di massa con il preciso obiettivo di preservare poltrone e ruoli.
Si va dallo “sciacallaggio politico” alla infelice scelta di Francesco Paolo Figliuolo come Commissario alla Ricostruzione invece del più quotato Bonaccini; si va dalla monotona accusa del “non sono arrivati i soldi” alla curiosa rateizzazione dei € 600 mila “in 14 anni, (invece che dieci!) solo € 42.000 all’anno”); si va dal rifiuto pregiudiziale di assumere qualsivoglia responsabilità all’accusa incredibile del “Il Governo ha esautorato la Regione”) … Una spessa cortina di fumo per creare disorientamento e confusione.
Tecnica, questa, ormai notissima.

Una querelle che sembra di spessore politico ma è solo puerile. Infatti, non c’è Politica: è solo questione di ruoli, funzioni e responsabilità; cioè di organizzazione.
Allora ci chiediamo quale sia il ruolo del commissario governativo Figliuolo?
Eccolo, dal sito del governo: “Definisce la programmazione delle risorse finanziarie per la realizzazione degli interventi di ricostruzione, di ripristino e di riparazione, pubblica e privata, nei limiti di quelle allo scopo finalizzate e rese disponibili sulla contabilità speciale”. Il Generale è Commissario per le tre Regioni centrali: E&R, Toscana e Marche. Ha un ruolo di “approvvigionamento finanziario”. La specifica delle attività (come il coordinamento, il controllo, la verifica, la contabilità) è descritta nell’ambito del “ruolo finanziario”.
Non c’è il disegno del quadro generale idrogeologico, la definizione delle priorità d’intervento; non c’è la ingegneria e la progettualità né la realizzazione. Non c’è avocazione dei compiti istituzionali della Regione, anche perché, a nostro parere, non sarebbe lecito costituzionalmente.

Cioè, il Commissario per la Ricostruzione non si sostituisce alla Regione.
E’ a tutti evidente che, senza un piano di intervento operativo e finanziariamente quotato, non si può fare pianificazione finanziaria. E’ questo che ha detto il Ministro Musumeci.
Questa distinzione dei ruoli è confermata dalla recente istituzione del ruolo di Commissario alla Emergenza assegnato al presidente della Regione Irene Priolo. E’ un ruolo chiaramente attuativo. Infatti, la nomina non è stata fatta dal Governo ma da Fabio Ciciliano, capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile: ente specificatamente operativo.

La Priolo, entro 30 giorni, dovrà presentare un piano di interventi fra cui fa capolino i primi sostegni mensili alle famiglie degli alluvionati (da € 400 a € 900).
Cosa ben diversa si trattò per i tre presidenti di Regione, nominati vice Commissari dal Commissario Figliuolo, che avrebbero dovuto affiancarlo nel suo mandato di pianificazione finanziaria. I tre presidente erano Bonaccini (E&R), Eugenio Giano (Toscana), Francesco Acquaroli (Marche).

I quattro avrebbero gestito una montagna di soldi per mettere in sicurezza idrogeologica le tre regioni. Si tratta di una buona parte degli oltre € 8 mld, quotati dall’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica) nel suo Rapporto 2016, per mitigare il rischio idrogeologico italiano.
Quindi, “finanza” per Figliuolo e i tre sub commissari, “disegno progettuale e attuativo” per le Regioni. Fin qui, sembra che Musumeci abbia giocato le carte giuste in modo preciso e chiaro.
A che serve chiarire i ruoli? Perché quello che deve fare la Regione non deve essere fatto dallo Stato e viceversa. Via, per piacere, le sovrapposizioni e la confusione perché il cittadino ha diritto ad una corretta e piena informazione.

Ma cosa è stato fatto di concreto per porre rimedio alla tragicommedia delle alluvioni seriali? Prendiamo solo alcuni esempi.
La Regione ha realizzato, in 7 anni, solo 12 delle 23 casse d’espansione previste per il controllo delle acque del sistema fluviale regionale. Buona parte di quelle realizzate, però, risultano non completate e, pertanto, non pienamente operative. Non si sa quanto sia stato speso né quanto sia rimasto in cassa, né quanto tempo ci voglia per la totale realizzazione; in verità, non si sa se le 23 casse saranno tutte realizzate.

Ravenna, destinataria di fondi pari a € 780 mila per le “somme urgenze” ne ha impiegati solo € 187 mila. I rimanenti rimangono appesi.
La Provincia di Ravenna, dei € 10 mln ricevuti per lavori urgenti di messa in sicurezza della rete viaria provinciale, non risulta che sabbia speso un centesimo.
Il fiume Lamone, nella recente alluvione, è stato immortalato in immagini diffuse in rete, perché ostruito da un muro di rami e tronchi d’albero, come una diga insuperabile, all’altezza del ponte ferroviario di Boncellino (Comune di Bagnacavallo – Ra). Gli argini sono stati disboscati ma i tronchi sono rimasti lì, impedendo il reflusso delle acque.

Allora ci domandiamo: perché non si è speso quello che i progetti prevedevano? Questi progetti erano urgenti o falsamente urgenti? Erano, forse, finanziariamente sovradimensionati? Che succede dei fondi rimasti? Le priorità dovute alla emergenza non erano priorità? Non si è realizzato quanto previsto per ignavia? Chi controlla che i lavori siano svolti a regola d’arte?
Domande senza risposta.

L’unica cosa certa, torniamo a sostenere, è la confusione e la disinformazione che, a questo punto, siamo indotti a pensare che sia voluta; voluta per salvaguardare certi amministratori che, forse, è meglio che se ne stiano a casa perché pericolosi per il territorio, per l’ambente e per la collettività.
In Emilia e Romagna ci sono più ombre che luci; e i nodi vengono al pettine.
E’ ciò che avviene quando la permanenza al potere si prolunga oltre ogni buon senso: ci si fa l’abitudine e si perde di vista il motivo per cui si sta lì, al potere.

Antonio Vox – Presidente “Sistema Paese” – Economia Reale & Società Civile

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