Degenerazione sociale. O cosa

Sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 18 marzo 2023, è apparso un articoletto, una notizia di cronaca, ripreso da numerosi giornali on line, dal titolo: “Irregolarità in negozio alimentari, un quattordicenne portava la spesa: sospensione, denunce e 54mila euro di multa”.

Una questione che appare di poco conto, un trafiletto, e che dovrebbe suscitare lo sdegno di ogni persona benpensante.

Le irregolarità riscontrate dai Carabinieri e dai funzionari dell’Ispettorato del Lavoro sono impressionanti: dalla tutela della salute alla sicurezza dei luoghi del lavoro, dallo sfruttamento del lavoro minorile alla corresponsione in nero di retribuzioni indecenti, dagli inadempimenti in tema di prevenzione e protezione alla elusione della scuola dell’obbligo.

Chi più ne ha, più ne metta.

È una tragedia sociale.

Il risultato? Sospensione della attività imprenditoriale, denunce penali per il titolare dell’esercizio e per i genitori del minore, multe da € 54.000.

Ma guardiamo questa notizia di cronaca non con l’occhio del benpensante ma da un diverso punto di vista, con l’occhio che dovrebbe avere un politico: cioè, considerare questi eventi come la punta dell’iceberg dello stato di degenerazione in cui versa la società civile che si dibatte nel gioco quotidiano della sopravvivenza.

Guardare da questo diverso punto di vista significa cambiare i paradigmi osservazione, indagine, intervento, progettualità politica.

Qui non si vuole, di certo, trovare un alibi a comportamenti indegni; si vuole, invece, voler sollecitare chi ci rappresenta perché da noi delegato, i cosiddetti politici, a chiedersi perché succedono tali disgustosi eventi e come intervenire perché non accadano più.

Che “eventi di tale livello di degenerazione non accadano più”, è una frase che i politici pronunciano “spesso” ma nulla viene poi proposto e fatto, “sempre”.

L’esperienza dimostra come non sia sufficiente lo sdegno, le denunce, il comminare multe, l’esporre a pubblico ludibrio: lo vediamo giorno dopo giorno; questo evento è uno dei tanti casi.

Deterrenti di questa natura cancellano dalla vita sociale, civile, produttiva le persone e generano sacche sociali di vite perdute: non ce lo possiamo permettere.

Come mai? Perché deterrenti di questa natura intervengono sugli effetti e non sulle cause.

È la politica che deve intervenire sulle cause.

Ma si sa: è più facile punire che progettare la prevenzione.

È necessario, quindi, adoperarsi “politicamente” per accrescere la qualità della vita e lo stato di confort dei cittadini, sostenendo la loro economia con lavoro adeguatamente retribuito, fornendo servizi pubblici dignitosi, eliminando l’asfissia burocratica: in sintesi, disegnare la società del domani.

Credete veramente che una famiglia preferisca sfruttare il lavoro dei figli minori piuttosto che dar loro una cultura ed una opportunità di una vita migliore? Sarebbe, in tal caso, una famiglia degenere da punire non con una denuncia penale di inadempimento alla scuola dell’obbligo e una multa, ma con il togliere la patria potestà e i figli.

Credete veramente che un imprenditore possa essere contento d’essere un totale fuorilegge? Sarebbe, in tal caso, una questione di DNA e non ci potrebbero essere né denunce né ammende né sospensioni che tengano, semplicemente perché la sua identità sarebbe irrimediabilmente bacata.

Allora? Quale è la nostra tesi?

Torniamo a sostenere, per evitare qualunque strumentalizzazione di quello che scriviamo, che non si è alla ricerca di alibi per giustificare le inadempienze.

Si vuol sostenere, invece, che il tema è questione di politica di crescita economica e di sviluppo sociale.

Non è forse questo che ci si aspetta dai politici?

Quando l’iniziativa politica è assente, quando lo Stato è orientato a punire senza educare e non a prevenire, la degenerazione sociale dilaga.

Antonio Vox

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