Libertà di pensiero e intellighenzia

Articolo 11  EU- Libertà di espressione e d'informazione
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
L’art. 21 Cost. Italiana al 1° comma, così dispone:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Ho voluto iniziare questa riflessione con le definizioni sopra scritte che esprimono dei diritti inalienabili in una società che possa definirsi “civile” almeno nell’accezione occidentale della parola.

Queste due definizioni sono state estrapolate da quel bellissimo istituto on-line che è Wikipedia che da anni, grazie al contributo gratuito di migliaia di pensatori, è diventato lo strumento di consultazione di molti superando la vecchia cara Treccani. Tempo fa ho anche aderito a uno dei ripetuti inviti di aiuto economico dell’Istituto contribuendo con una piccola somma proprio perché credo fermamente nella diversità e eterogeneità dell’ informazione e di pensiero.

Pochi mesi fa, in una chat di vecchi compagni di università, espressi la mia preoccupazione sulla deriva autoritaria del nostro Paese che poteva preludere al peggio; lo feci postando un video di un noto blogger che elencava in modo chiaro, a mio modo di vedere, una serie di fatti che portavano a presupposti inquietanti che poi risultarono sempre più evidenti e reali.

Da uno di questi ex compagni di studio fui accusato di postare “becere propagande” e che io non avevo idea di cosa fosse la dittatura, invitandomi a andare in un paese dell’America latina che frequenta spesso per lavoro.

Questa impostazione di pensiero del “c’è di peggio” ha portato molti di noi, anche eruditi e spesso compiacenti di esserlo, a abbassare la guardia e accettare sempre più, con il sistema DELLA RANA BOLLITA, situazioni e privazioni che solo pochi anni fa sarebbero stati impensabili da digerire.

Forse, molti di questi “eruditi” non sanno che anche nel Medio Evo c’era la possibilità di dissentire o addirittura inveire contro il “Signore” locale; era chiamata “la gabella con mugugno”, ovvero la possibilità di pagare la tassa al gabelliere pagando un sovrapprezzo che dava, appunto, il diritto d’inveire avendo così la possibilità di sfogarsi e avere una percezione di libertà (pagata).

Emblematico quello che in questi due anni è successo alla informazione, alla “cosiddetta Stampa”. Personaggi noti dell’informazione si sono trasformati da punti di riferimento della deontologia di questo delicato settore a megafoni unificati della propaganda di governo che viene espressa nei modi più diversi e perversi a sostegno del pensiero unico inibitore di qualsiasi tentativo di critica e opposizione.

L’abbiamo visto per due anni con la narrazione pandemica e ora lo vediamo con quella bellica. Come in precedenza sono spariti i decessi per influenza e infezioni ospedaliere, ora spariscono i genocidi perpetrati per anni e le manovre geopolitiche che, pur non giustificando in alcun modo attacchi o invasioni (alle quali abbiamo partecipato molte volte con i nostri amici NATO), possono però spiegare l’innesco del conflitto e quindi aiutare a una risoluzione.

Uno di questi tentativi di analisi è stato ripetutamente provato dal Prof. Alessandro Orsini, Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale e esperto in sociologia del terrorismo e docente presso l’Università Luiss di Roma… anzi, era docente!

Si, era perché l’Università l’ha sospeso dalla docenza ritenendo non consona l’intervista, in una trasmissione televisiva, la sua analisi geopolitica supportata da fatti e dati storici; da notare che non ha espresso un parere, anzi, ha dichiarato in modo lineare che in base agli obiettivi che ci si vuole prefiggere (espansione UE-NATO oppure la pacificazione) le tattiche conseguenti sono diverse. Il calvario del prof. Orsini è appena cominciato e la sua onestà intellettuale lo predispone al martirio del pubblico ludibrio che il Mainstream gli prepara ogni qualvolta viene invitato in trasmissione. A onor del vero meno di quanto è capitato a virologi e scienziati di fama internazionale nel recente passato nei talk-show pandemici, visto che date, rivoluzioni e trattati sono meno mistificabili rispetto la scienza del corpo umano che lascia più spazio a millantatori e a interpretazioni.

Ma non è finita. La condanna al professore ha attraversato le mura dell’intellighenzia italiana fino ad arrivare all’amministrazione di Wikipedia (si, proprio loro, quelli che si definiscono l’ENCICLOPEDIA LIBERA) che ha sospeso il profilo del Prof. e la biografia on-line di Alessandro Orsini.

Ora, qualcuno mi dirà, come il mio ex compagno di corso, che in altri Stati non sospendono ma mettono in galera o addirittura uccidono chi dissente o contesta la narrativa ufficiale. Dobbiamo arrivare a questo per capire che c’è qualcosa che non va? Dobbiamo continuare a bollire per capire che moriremo lessati?

Un mio caro collega ha spiegato molto bene la situazione e faccio mia la sua sagacia:

“A FORZA DI ESPORTARE LA NOSTRA DEMOCRAZIA STIAMO RIMANENDO SENZA NOI.”

P.S. Da oggi ho ricominciato a consultare la Treccani on-line, Wikipedia per me è morta!

                        Massimo Gardelli- Sistema Paese Economia Reale & Società Civile

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