Lack of energy: crisi globale?

Si è cominciato con alcune news provenienti da UK, sulla carenza di energia.

I media, subito, pregiudizialmente e di parte, si sbizzarriscono sulla “emergenza” inglese: “scaffali vuoti… chiaro effetto della Brexit… mancano gli autisti di camion… flop di Boris Johnson…”.

Ma passano poche ore e il virus “lack of energy” si diffonde in tutto il pianeta mandando all’aria le tempestive, ma banali, interpretazioni “localistiche”. La Cina è la prima tessera dell’effetto domino.

Non ci stancheremo mai di sostenere che la Società Civile ed Economica, oggi, è ineluttabilmente globale ed è un sistema complesso e integrato, anche se visto territorialmente.

Va quindi governata come un sistema complesso: è evidente come la politica odierna non ne sia alla altezza.

Ma andiamo con ordine.

Bloomberg, nel suo rapporto “New Energy Outlook 2019”, prevedeva che, al 2050, il fabbisogno energetico sarebbe stato soddisfatto per due terzi dalla produzione di energia a zero emissioni di carbonio; l’eolico e il solare avrebbero contribuito, rispettivamente, con il 26% e il 22%, insieme all’ idroelettrico stabile, al nucleare in dismissioni, al gas.

La previsione di Bloomberg si basava su di un “forte aumento” della domanda di energia, soprattutto elettrica.

L’agenzia avvertiva, dunque, che il progressivo spostamento verso le rinnovabili non avrebbe dovuto significare, proprio a causa del parametro “forte aumento”, l’eliminazione forzata e immediata delle fonti fossili.

Non sembra, questo avvertimento, il richiamo alla necessità di un piano d’equilibrio della transizione energetica? Infatti, non si può chiudere il rubinetto delle fonti fossili senza aver prima costruito l’acquedotto di quelle rinnovabili; soprattutto, tenendo conto che le rinnovabili, eolico e solare, sono aleatorie e instabili perché dipendenti fortemente dalle condizioni metereologiche che appaiono sempre più caotiche.

Ma, in concreto, cosa sta accadendo? E cosa c’entra l’Italia? Inoltre, cosa è questa storia che, in Italia, la bolletta dovrà aumentare di un bel 40%, come annunciato dall’ineffabile ministro Cingolani?

Semplice: è l’eterno gioco della domanda/offerta.

Se, a fronte di una crescita della domanda di un bene, c’è una scarsità di offerta di quel bene, i prezzi di quel bene salgono. È quello che sta succedendo per il petrolio ed il gas, principali fattori di produzione energetica.

Nel frattempo, come previsto da Bloomberg, le produzioni rinnovabili non riescono a compensare l’offerta carente di petrolio e gas; e fra l’altro non si sa bene quando ciò sarà possibile.

Sembra che l’avvertimento di Bloomberg stia diventando realtà. Purtroppo, senza energia, si ferma tutto. Tutti i Paesi sono coinvolti; anche l’Italia.

Nel Regno Unito la situazione è critica, informano i media; la Russia tende a non esportare più gas per garantirsi l’autonomia; la Cina è costretta a razionare il consumo energetico e a chiudere temporaneamente le fabbriche; Giappone e Corea del Sud si stanno avvicinando pericolosamente allo stato emergenziale; gli USA ridurranno anche loro le esportazioni di gas; e così via.

Gli scenari emergenziali dilagano con effetto domino.

I primi Paesi a soffrire sono quelli che hanno diminuito la dipendenza dalle fonti fossili, quelli che si approvvigionano di energia, e quelli che hanno una forte vocazione manifatturiera come la Cina, la “fabbrica del mondo.

Ma la inflazione crescente e la “bolletta cara” colpiscono tutti.

Tutto ciò si traduce, ovviamente, in un duro “prelievo” dalle tasche dei cittadini senza sapere quando questa storia finirà. I mercati in fibrillazione e le fabbriche a produzione ridotta potranno avere gravi ripercussioni sociali perché il “lack of energy” tocca indiscutibilmente tutti i settori.  

Per aggravare la situazione, si affaccia all’orizzonte anche la crescita della inflazione che riduce il potere d’acquisto delle famiglie. Per l’Italia, l’Istat prevede il 2,6% per il mese di settembre 2021.

Dappertutto i governi tendono ad intervenire per lenire gli effetti di questo cataclisma energetico inflattivo. Tuttavia, gli interventi costano, incidono sulla fiscalità generale e, quindi, sui redditi.

È un cane che si morde la coda; senza apparente via d’uscita.

Quale dunque la soluzione?

L’aveva indicata Bloomberg: una transizione molto equilibrata. Ma ora essa si scontra con la accelerazione, che i governi propongono, del processo di sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili, fortemente propagandata in tutti ii consessi internazionali, dagli USA e dalla EU.

Per rafforzare la propaganda, si usa anche la falange giovanile (che nell’immaginario collettivo rappresenta il futuro) degli attivisti di YouthClimate, capitanati da Greta, che recentemente, hanno deciso di presidiare Piazza Affari a Milano, a tempo indeterminato.

“La Repubblica” definisce questa iniziativa: “Unamanifestazione simbolica contro quel capitalismo finanziarioche storicamente contribuisce alla devastazione ambientale e alla distribuzione diseguale delle ricchezze”.  

Interessante posizione filosofico/politica.

A questo cataclisma si aggiunge la considerazione che l’energia nucleare, che appare dotata di stabilità e non aleatorietà, è in fase di programmata stagnazione/decrescita in tutto il mondo. Il progetto della transizione si basava sulla presunta “flessibilità” delle forniture di gas: flessibilità che si è rivelata evanescente e costituisce un inatteso boomerang.

La cosa tragica è che tutti i paesi europei, le istituzioni, sono riuscite ad aiutare a creare una crisi che ora non riescono a risolvere. e il depauperamento dei cittadini europei sarà il risultato.

Ci sono, però, molte ragioni, che creano seri dubbi, per credere che questa crisi energetica non sia un fenomeno isolato.

Facciamo, infatti, qualche domanda provocatoria.

Se l’aumento dei prezzi è figlio della differenza fra le dimensioni della domanda e della offerta, come mai i governi non hanno tenuto conto dell’ovvio rimbalzo post pandemico della domanda?

Ma, ciò dato e non concesso, come avrebbe potuto la domanda rimbalzare tanto prepotentemente da surclassare l’equilibrio pepandomici che pure sussisteva “pacatamente”?

Non è forse probabile che questa ondata inflattiva abbia origini finanziarie per cui, i prezzi gonfiati dei titoli hanno trasferito il cancro dalla finanza alla economia reale?

Infatti, le Banche Centrali, per immetter liquidità in un mercato asfittico di reddito reale, non hanno fatto altro, in questi due anni, che stampare moneta da immettere nel sistema. Questo surplus di circolante è finito, come sempre, non nella economia reale ma negli avidi gorghi dei soliti noti che, pur di valorizzare la propria enorme liquidità, investe, nelle commodity e nelle materie prime.

Da qui l’emergere di una domanda speculativa che si aggiunge a quella della economia, soffocandola; mentre l’offerta rimane stabile. Da qui la ondata inflattiva, l’aumento del prezzo, la cui unica ripercussione sarà la depauperazione dei popoli.

È l’alba di una nuova emergenza mentre quella attuale (l’emergenza Covid 19) va, inesorabilmente, in pensione. Come si fa a vivere in emergenza continua?

Antonio Vox, Presidente di Sistema Paese – Economia Reale & Società CivileFacebookTwitterWhatsAppEmailPrintCondividi

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