Qualità della vita. L’Italia e le classifiche

i siamo incuriositi da quanto pubblicato da Money nel mese di maggio di quest’anno. Perché? Perché l’argomento è la “Qualità della Vita” nei Paesi del mondo. Tre classifiche in esame: la Classifica della Libertà di Stampa; la Classifica della Ignoranza; la Classifica della Percezione della Corruzione.

Vediamo la prima: la Classifica della Libertà di Stampa redatta annualmente da RSF (Reporter sans Frontier) di Parigi, una ONG e No profit con lo status di consulente delle Nazioni Unite, che difende la “libertà di informazione e la libertà di stampa”. Il rapporto, di maggio, si chiama “World Press Freedom Index 2023” e prende in esame 180 Paesi su 206 Stati nel mondo.

Come si compila il rapporto? Con una indagine basata su di un questionario – distribuito ai 150 corrispondenti mondiali di RSF, ai suoi Partners, a giornalisti, giuristi e attivisti per i diritti umani – che indirizza cinque tematiche: contesto politico, quadro normativo, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza.

Il commento del segretario generale, Christophe Deloire, per l’anno 2023 è: “In generale la libertà di stampa nel mondo è peggiorata: la guerra in Ucraina ha contribuito a una maggiore aggressività da parte delle autorità di molti Paesi e di una crescente animosità nei confronti dei giornalisti sui social media e nel mondo reale”.

Ci può stare, visto che in tempo di guerra domina la propaganda e che la guerra in Ucraina è una guerra mondiale.

Tuttavia, ci tocca prendere le notizie con le molle. Ma andiamo a vedere dove è collocato il nostro Paese. E’ al 41° posto. Beh. Meglio dell’anno scorso quando il posto assegnato era il 58°.

L’anno scorso era l’anno della pandemia. Ci può stare anche qui, visto che la propaganda vaccinale martellava tutti noi. Quindi, libertà di stampa scadente per tutti i Paesi ma noi al 41° posto. Andiamo al confronto. Come stanno gli altri Paesi?

Ebbene, i primi posti 8 mondiali, quelli con Libertà di Stampa migliore, sono occupati da Paesi del Nord Europa. Nell’ordine: Norvegia, Irlanda, Danimarca, Svezia, Finlandia, Olanda, Lituania, Estonia; e, poi, gli altri 7: Portogallo, Timor-Leste, Svizzera, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Canada.

La Germania la 21°, la Francia al 24°, l’Inghilterra al 26°: tutti e tre quasi a pari merito. La Spagna al 36° posto.

E’ sorprendente che l’Italia sia collocata prima degli Stati Uniti (45°) ma dopo Montenegro (39°) e Argentina (40°). Per completare la carrellata: Polonia al 57°, Giappone al 68°, Ungheria al 72°, Israele al 97°, Grecia al 107°, Russia al 164°. Ultimi, Cina al 179° e Corea del Sud al 180°.

Quindi, considerando i cinque parametri presi in considerazione, è anche possibile fare una correlazione fra la posizione nella graduatoria e la qualità della vita del Paese. Comunque, se non è una debacle per l’Italia, ci manca poco.

Vediamo, ora, la seconda classifica, quella della Ignoranza.

Sempre Money ci parla di Ipsos Mori, società inglese di ricerche di mercato del gruppo Ipsos, nata dalla fusione di Mori ed Ipsos UK. La Ipsos Mori pubblicò nel 2017 un report, “Perils of Perception” (Pericolo della Percezione), che espone la “Classifica della Ignoranza” nei Paesi del mondo.

La citiamo, anche se datata, visto che acculturare un Paese non è questione di qualche ventiquattro ore: serve un po’ più di tempo. Le tesi del rapporto “Perils of Perception” furono confermate da un analogo rapporto ISTAT del 2020 che concludeva: “l’Italia presenta livelli di scolarizzazione tra i più bassi dell’Unione Europea, purtroppo anche con riferimento alle classi d’età più giovani nonostante negli anni la diffusione dell’istruzione sia considerevolmente cresciuta”.

In sostanza, ISTAT diceva che, nella classe d’età fra i 30 e i 34 anni, i diplomati in Italia erano i 75% contro l’84% in EU27; e che, nella stessa classe d’età, i laureati in Italia erano il 27,6% contro il 40,3% in UE27”.

Italia ultima in Europa insieme alla Bulgaria. Ma come? Il Paese della Cultura?

Mentre il rapporto ISTAT si basava su rilevazioni dalle banche dati scolastiche, il rapporto IPSOS si basava sui sondaggi (11.000 interviste per paese) che ponevano quesiti sulle tipicità del Paese.

Ebbene, l’Italia si collocava al 12° posto nella classifica dei popoli più ignoranti. Per la cronaca i primi tre posti, ii peggiori, erano occupati, nell’ordine, da Sud Africa, Brasile, Filippine.

Italia, il popolo più ignorante fra le nazioni civili occidentali: 12° nel mondo, ultimo in EU. Fra i migliori, al solito, Paesi del Nord Europa: Svezia, Norvegia, Danimarca e, poi, Spagna.

C’è da stare molto allegri nel terzo millennio.

Ma attenzione. La Classifica della Ignoranza non riguarda il nozionismo ma la consapevolezza della realtà. Il popolo italiano, cioè, accusa una profonda distorsione della realtà, una inconsapevole errata percezione di ciò che lo circonda.

Se fossimo ignoranti nel senso del nozionismo sarebbe molto meglio.

Dev’essere effetto del bombardamento del “marketing sociale”, propinato dal main stream, che ci indirizza per farci perdere l’orgoglio nazionale e per farci vivere in un mondo di insicurezza, di mortificazione degli entusiasmi e della intraprendenza.

Viene fuori la fotografia di un popolo di balocchi plagiato e senza coraggio.

 Vediamo, ora, l’ultima Classifica, quella della Percezione della Corruzione, redatta dall’Ente Transparency International che è “a global coalition against corruption” che ha la Mission di contrastare la corruzione e promuovere la trasparenza, la responsabilità e l’integrità a tutti i livelli e in tutti i settori della Società. La sua Vision è un mondo libero dalla corruzione dei governi della politica, del business, ma anche della quotidianità della vita civile.

Trasparency International è presente, con propri funzionari, in oltre 100 paesi dove un gruppo di esperti, affiancato da esperti indipendenti, analizza lo scenario di paese soprattutto per quanto riguarda la “percezione della corruzione” nel settore pubblico e nella politica.

Le tecniche di misura, sempre aggiornate, diventano ancora più sofisticate e precise.

Viene così stilata la Classifica CPI, “Corruption Perception Index”, su 180 Paesi, gli stessi della classifica della Libertà di Stampa.

Il CPI 2023 denuncia un generale e mondiale aggravarsi della percezione, con 124 Paesi in stagnazione.

Si rileva che è in atto un declino della democrazia, nel senso della disaffezione dei popoli alla vita sociopolitica; il che fa registrare un aumento del tasso di corruzione a tutti i livelli. I Paesi più virtuosi sono i soliti: Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda, Norvegia, Singapore, Svezia Svizzera, Olanda, Germania, Irlanda, Lussemburgo.

L’Italia, con un punteggio di 56 appena superiore al livello 50 di scarsità è al 41° posto al mondo, ultima in Eu da oltre un decennio, e dopo gran parte del mondo occidentale.

Dopo di noi, in EU, solo Polonia, Grecia, Ungheria. La gravità è che il punteggio italiano appare mostrare un andamento discendente.

Tra i Paesi più corrotti, troviamo invece Yemen, Venezuela, Sud Sudan, Siria, Somalia. Dove sia finito il popolo di santi, poeti, navigatori è un mistero. Queste classifiche non ci rendono giustizia e sono incoerenti con la storia della civiltà d’Italia. Sembra proprio che il nostro Paese sia destinato ad un lento e ineluttabile declino, privo di entusiasmo e di pensiero critico.

Quando decideremo di svegliarci? Se la politica dei decenni trascorsi ci ha ridotto in questo stato, tocca a noi popolo reagire e costringere l’attuale governo a disegnare l’Italia del XXI secolo.

Diamoci una mossa.

Antonio Vox

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