Rousseau e la politica in Italia

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Facebook Draghi ha superato l’ultimo ostacolo: la cosiddetta piattaforma Rousseau che, per l’incredibile suicidio di un popolo di “artisti, navigatori, poeti”, è diventata l’oracolo della Repubblica Italiana.

Dice l’articolo della Repubblica dell’11 febbraio 2021:

Vince il sì a Mario Draghi. Il 59,3 per cento degli iscritti del M5s ha espresso la propria preferenza a favore…”.

Che sospiro di sollievo. Pensate: un Popolo, un Presidente della Repubblica, un Parlamento, un Presidente del Consiglio incaricato, … appesi per 48 ore al click di 74.537 Grillini. Meno male come è andata, penseranno loro: il comico comunista, l’istituzionale Fico, l’ondivago Crimi, lo statalista Di Maio darebbero una medaglia a quei 44.177 Si… e a qualche tecnico volenteroso.

Hanno salvato il posto, il ruolo e il futuro per 13.817 click; proprio per un pelo, su scala nazionale.

Il rito della democrazia virtuale si è compiuto. Perché di rito si tratta e non di contenuto. Infatti, il contenuto è chiaro a tutti (la cadrega e il potere); il rito, invece, ha mostrato un altissimo livello di “disonestà intellettuale”; la agevole gestione “pro domo sua” di una democrazia digitale; un chiaro test di come funzioneranno le sperimentate e sopraffine tecniche usate da un mondo sinistroide/finanziario per trasformare in greggi, una moltitudine di individui.

Inoltre, il fatto che la formulazione del quesito posto ai “clickers” sia stata artatamente equivoca, come rilevato da più parti, ha suscitato un ulteriore conflitto, di palleggiamento di responsabilità, fra Crimi e il redivivo Casaleggio.  

Ma, alla fine, non ci si può lamentare: l’operazione 5S ha dato i suoi frutti. Tant’è che l’hanno replicata con l’operazione Sardine. La differenza? È che le Sardine si ponevano su “scala regionale” e non disponevano di un comico comunista.

Le dichiarazioni dei leader, riportate da Repubblica, sono sorprendenti:

quella, alla Crimi, di chiarissima origine: Siamo a disposizione del presidente incaricato”; quella, alla Fico, di origine istituzionale: “È assunzione di responsabilità”; quella alla Casaleggio, di origine filosofica tecnica: Esempio di democrazia digitale”; quella di Di Maio, di origine galleggiamento a tutti i costi, costi quel che costi: “M5s sceglie il coraggio e la maturità… La responsabilità è il prezzo della grandezza… il Movimento 5 Stelle… sceglie la via europea, sceglie un insieme di valori e diritti di cui tutti noi beneficiamo ogni giorno e dietro ai quali, purtroppo non di rado, si nascondono egoismi e personalismi”.

Ma questo qui sa quello che dice? Il delirio personificato. C’è da credere che egli non abbia un gran giudizio del popolo italiano.

In ogni caso, osserviamo che l’abbondanza corale delle esternazione dei leader dei 5S segna quanto abbiano sofferto in questi ultimi giorni.  

La discesa precipitosa del comico, da Genova, appare come testimonianza di quanto fosse grave la situazione per i 5S che rischiavano la spaccatura e l’estinzione come movimento: da un lato, la frangia del “sentire originario” impersonata da Alessandro Di Battista; dall’altra la frangia dei “nuovi statalisti”. Segnatamente, era a rischio tutto il castello giallo rosso.

Il governo giallo rosso (costruito con il solo pilastro del “non si può lasciare il governo ai cattivoni del CDx”; benedetto dal Presidente della Repubblica e dall’Europa; dove lo sconosciuto Giuseppe Conte, in disprezzo del Parlamento, ha dovuto assumersi il ruolo di “tappeto” sotto cui 5S e PD si sono nascosti) ha deluso, con la sua ignavia e infantile incompetenza, proprio i suoi originari sostenitori, ai quali si è aggiunto il popolo.

Il tutto si è svolto in una sola “metà campo”, con il Cdx spettatore in loggione.

Dalla stretta sequenza temporale degli eventi di crisi, dalla determinata ostinazione di Renzi chiaramente sotto ombrello protettore, dai composti e puntuali interventi del Cavaliere già in pensione, dall’attento controllo della dinamica dello spread, dagli articoli estemporanei della “voce europea” per eccellenza (un certo Mario Monti), anche un cieco avrebbe capito che Mario Draghi era “mandato” con la dicitura: “così è se vi pare”.

Questo governo di inetti rischiava di far naufragare ben altri progetti.

E tutti hanno capito e, manco a dirlo, si sono adeguati.

In questa sceneggiata, recitata da burattini, per ora, perde Alessandro Di Battista. Ma che sperava? Non lo sa che, di fronte al soldo e al potere, tutti gli ideali diluiscono?  

Bisogna ammettere che, per caso o per disegno è difficile dirlo, il CDx si è comportato in maniera politicamente eccellente.

FI tutta a favore, ha partecipato a creare la sensazione della crisi; la Lega, con l’appoggio incondizionato a Draghi, ha spiazzato i giallo rossi e si prepara a chiedere la benedizione dell’Europa per le prossime elezioni; FdI, unica all’opposizione formale, fa il battitore libero, in difesa, per evitare e contrastare sempre possibili contropiedi. La Lega farebbe bene a non cadere nelle trappole che il PD sa ben costruire.

Il pallino, ora, è in mano a Draghi. Quella “metà campo” ha giocato il suo jolly.

Antonio Vox – Presidente “Alleanza Liberale”

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