La caduta generazionale

Massimo Gardelli aspettativa di vitamedicinavita sociale

Molti dei problemi che stanno destabilizzando la nostra società ritengo che nascano per lo più dal cambio di “passo” che connota il dopoguerra.
Si sa che le guerre sono sempre state una spinta propulsiva dell’ evoluzione tecnologica ma l’ultimo conflitto mondiale è stato esponenzialmente più efficiente delle precedenti esperienze belliche.
Cerco di spiegarmi meglio.
Se analizziamo gli innumerevoli conflitti antecedenti la Prima guerra Mondiale, le innovazioni e l’imprinting tecnologico erano si evidenti ma i popoli riuscivano ad adeguarsi in tempi relativamente brevi perché magari avevi una spada, una corazza o un cannone più forte o potente ma concettualmente anche il modo di fare le battaglie non differivano tanto da quelli del secolo precedente e i mezzi erano si più moderni ma non differivano più di tanto.
Negli ultimi due conflitti sono apparse tecnologie assolutamente aliene e fattivamente più letali che hanno anche cambiato totalmente le strategie belliche coinvolgendo non più solo parzialmente ma in modo protagonista le popolazioni civili.
Tutto ciò ha mutato le società e le tradizionali convinzioni sulle sicurezze ma è anche stato un start-up di evoluzioni tecnologiche sempre più veloci (come ad esempio l’elettronica) che ha creato sempre più divari generazionali con conseguenti problemi comunicazionali e quindi di comprensione, ma non solo.
Eh sì, perché il vero risultato di tutto ciò non è solo la difficoltà dei genitori a comprendere i figli e viceversa, ma sono cambiati i riferimenti ancestrali della società, della famiglia.
Fino a un secolo fa il vecchio, l’anziano, è sempre stato il punto di riferimento della famiglia, in occidente come in oriente.
Il “senes” era il saggio e come tale, dopo una certa età, poteva accedere al Senato.
Il nonno era quello che aveva la prima e l’ultima parola perché la sua esperienza, nonostante la costante evoluzione tecnologica, risultava sempre compatibile e non troppo obsoleta nel momento storico in cui viveva.
Ora un nonno si trova in difficoltà a parlare con un nipote cibernetico che ha un idioma e dei riferimenti sul quotidiano che lo fanno sentire sempre più inadatto a dare consigli su cose di cui capisce poco o nulla compreso anche i sistemi di comunicazione, da internet e smartphone allo slang che ne è derivato.
Questo gap generazionale è sempre più evidente e porta sempre più all’autoemarginazione degli anziani che conseguentemente si sentono e vengono sempre più ritenuti inutili provocando quel ciclo vizioso in cui quello che una volta veniva a essere un punto di riferimento ora è sempre più un peso e un onere per una società sempre più cinica e ingrata.
Questo onere sarà sempre più elevato grazie anche alle conseguenze psicologiche che l’abbassamento dell’autostima, derivante dalla progressiva sensazione d’inadeguatezza, portando l’anziano a estraniarsi sempre più e quindi a non partecipare alla vita reale mentre nel recente passato era obbligato a esserne un protagonista proprio perché i figli e i giovani lo richiedevano.
Le Istituzioni, benché a parole tentino di dissimulare il disinteresse del problema, contribuiscono sempre più a estromettere l’anziano dalla vita quotidiana considerandolo ormai solo un peso della società nelle cui spire si annidano sempre più individui e lobbies spregiudicate che aumentano ancora più quell’onere che non è solo economico ma soprattutto etico/morale.
I governi che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno contribuito in modo sostanziale a questa escalation discriminatoria fondando la propria egemonia su una delinquenziale demagogia che di fatto ha privilegiato le grandi compagnie di comunicazione e fondi d’investimento (che hanno prediletto la medicina farmaceutica e geriatrica) traendone sempre più profitto da questa situazione.
Per l’ennesima volta chi è delegato a gestire e equilibrare le forze finanziarie e economiche ne è invece complice, se non addirittura socio, annichilendo la fascia della popolazione, ovvero gli over 60, che un tempo era si collusa con i grandi poteri ma aveva ancora capacità critiche e contrattuali da opporsi e calmierare le aspirazioni speculative e ora si trova a essere il mercato più appetibile grazie all’aumento dell’aspettativa di vita ma anche grazie alla progressiva assenza voluta della partecipazione degli anziani alla vita sociale.
Non vedo alcuna possibilità d’inversione di tendenza di questa ennesima dimostrazione di miopia sociale con questa classe politica che ormai  persegue per lo più scopi che la rendono sempre più elittaria e autoreferenziale costituendo di fatto un sistema ereditario di stampo monarchico in cui gli eredi peggiorano progressivamente lo status Quo.
Tempo fa un nostro Presidente della Repubblica auspicò uno “scatto d’orgoglio” chiedendo agli imprenditori di aiutare a redimere gli errori fatti dal suo Governo; io spero invece che lo scatto d’orgoglio venga da tutte le classi sociali del nostro Paese e che si risveglino dal torpore rendendosi consapevoli che è ora di cambiare.

Massimo Gardelli – Sistema Paese

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