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Il popolo in piazza. La pazienza è finita

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A Roma, in Piazza San Silvestro, si è affollata, senza il permesso della Questura, numerosissima gente al grido dello slogan “IoApro”.

Una marea di partite Iva, fra negozianti, ristoratori, baristi, provenienti da tutte le regioni d’Italia, si preparava per un corteo di disperati verso piazza di Montecitorio.

Non importa quanto numerosa la folla; domani ne sapremo di più con cifre ballerine e, forse, addomesticate.

La loro richiesta? Ricominciare a lavorare e a vivere!

Dopo oltre un anno di chiusura delle attività commerciali “non essenziali” (dizione incomprensibile e un po’ demenziale), è gente che è arrivata allo stremo, dopo aver dato fondo a tutti i loro risparmi.

Dopo oltre un anno di pandemia, le soluzioni governative non si sono discostate dal monotono refrain del lock down, come se non esistessero altre opzioni.

Il fatto che l’Occidente non sia stato capace di esplorare altre soluzioni, non può essere assunto come giustificazione: sembra piuttosto un alibi per l’incompetenza che denuncia, purtroppo, la fine di un ciclo storico.

Quello che sappiamo dai media è che sono risuonate, ripetutamente, frasi del tipo “La paura di morire non ci sta facendo vivere”; “non siamo criminali ma pacifici. Siamo qui solo per dire che vogliamo lavorare, è un nostro diritto”. Gente che ha avuto fin troppo pazienza.

È incontrovertibile che queste partite iva stiano vivendo un dramma reso più acuto da ristori da elemosina, da cassa integrazione in inconcepibile ritardo, da assurde spese per banchi a rotelle, da aiuti all’ambiente sotto forma di monopattini elettrici, da stratosferici acquisti di mascherine inutilizzabili, da un caleidoscopio di colori regionali; mentre la “Crosta” di politici, burocrati e collaterals pasce.

Ma la cosa più stupefacente è la reazione delle forze dell’ordine: elicotteri sul cielo di Roma, vie d’accesso a piazza di Montecitorio e del Senato chiuse, transenne e controlli in ingresso ed uscita, dispiegamento di blindati, presidi ai caselli autostradali e alle stazioni ferroviarie.

Come mai tutto questo apparato? Si temeva forse una invasione di scalmanati e rischio di tafferugli? Un colpo di Stato?

Certo, questa gente è al limite della sopportazione ed è quella che ha sofferto e soffre di più, per questi lunghissimi lock down a singhiozzo, rispetto a chi può beneficiare di uno stipendio fisso e può osservare, con distacco e in tv, quello che sta succedendo.

Sta succedendo che, quella che si chiama “economia reale”, è allo stremo.

Eppure, è a questa economia che dobbiamo la creazione di reddito e, quindi, il gettito fiscale. Senza questa economia e senza gettito, non c’è più lo Stato con i suoi apparati, i suoi servizi, il suo welfare.

Il disagio economico si traduce in disagio sociale che non può che sfociare in rabbia. E la rabbia è incontrollabile; cresce spontanea. Siamo di fronte, cioè, a veri moti di piazza; mica come i “famosi girotondi” organizzati.

Ma il vero motivo della mobilitazione delle forze dell’ordine non è il rischio di violenze. Il vero motivo è che questa piazza non ha rappresentanza.

I partiti politici, in Parlamento, assenti e sorpresi, rimangono basiti: sembra che abbiano perduto, tutti, il contatto con la realtà del Paese, delle sue dinamiche, delle sue attese.

I partiti politici vivono dei loro giochi, circondati dai media compiacenti, tutti compresi nelle loro sceneggiate e nelle loro saghe, fine a sé stesse; dediti solo alla conservazione del potere e dei benefici derivanti.

È per questo che queste manifestazioni fanno paura; è per questo che si è mobilitato l’intero apparato delle forze dell’ordine. Le riforme, tanto attese, sempre annunciate e mai nemmeno progettate, non bastano più: è necessario e urgente riformare l’Italia.

Antonio Vox – Presidente “SISTEMA PAESE” – Economia Reale & Società Civile

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